Buon otto marzo, mediche!

a cura di Alice Serafini

Con l’articolo di oggi vogliamo festeggiare insieme la parola medica, perché proprio in occasione dell’otto marzo due anni fa abbiamo iniziato un dibattito interno ed esterno alla professione per promuoverne l’uso.

Abbiamo sempre detto però che la parola medica ci sarebbe servita a parlare di genere nella professione, di cosa significa essere una medica oggi, di quali sono i nostri traguardi e quali sono i muri ancora da abbattere. 

In modo narrativo quindi, nelle righe che seguono, vi proponiamo una breve “compilation” (per noi degli anni 90) o playlist di articoli da leggere, video da vedere, podcast da ascoltare ai quali dedicare i momenti liberi dei prossimi giorni per fare il punto su quello che è accaduto, nella lingua e nella professione, e quello che invece deve ancora accadere e per cui dobbiamo ancora lottare e darci appuntamento al prossimo anno.

Buona lettura e buon #lotto Marzo, mediche!

Side A

Le prime 5 tracce di questa compilation immaginaria tracciano il percorso fatto fino ad ora nella diffusione e utilizzo della parola medica, le ragioni e le storie che ci hanno ispirate, le professioniste ed i testi che ci hanno guidate e le principali reazioni della stampa.

Track 1: La storia di Adelasia Cocco e Isotta Gervasi


 Link: https://www.youtube.com/watch?v=AM304iAt-7k

L’8 Marzo usciva sulla newsletter e podcast femminista senzarossetto un articolo sulla storia delle prime due mediche condotte d’Italia: Adelasia Cocco e Isotta Gervasi. E’ una storia di coraggio e determinazione, ambientata nei primi del novecento. In questa occasione noi mediche del Movimento Giotto abbiamo iniziato a chiederci se fosse corretto e possibile, per noi, iniziare a definirci con il nome della professione al femminile. Perché proprio noi? Perché le mediche che scelgono di diventare mediche di famiglia sono sempre di più, e forse anche perché il fatto di essere generaliste non ci permette di declinare il nostro titolo al femminile (come accade, per esempio, per gastroenterologhe, ortopediche o interniste). 

Track 2: Il sessismo della lingua italiana di Alma Sabatini, 1978


 Link: https://web.uniroma1.it/fac_smfn/sites/default/files/IlSessismoNellaLinguaItaliana.pdf

Cercando e leggendo, abbiamo scoperto che la risposta giusta alla nostra domanda “è corretto utilizzare la parola medica per definire una laureata in medicina e chirurgia che esercita la professione?” esisteva già, dal 1978, ed era sì, senza dubbio. Alma Sabatini era una linguista, una politica ed una femminista che ha dato inizio nel nostro paese alla riflessione sul sessismo nella lingua italiana, di cui la declinazione unicamente al maschile delle professioni di prestigio è solo un esempio. Questo volume è del 1978, ma le tematiche che affronta sono sempre attuali: la sessualizzazione o oggettivazione delle donne nella stampa, la polarizzazione semantica che fa sì che l’aggettivo “libero” se associato ad uomo evochi autonomia ed indipendenza di giudizio mentre riferito ad una donna stato civile nubile o costumi sessuali. Questo volume è frutto e report di una lunga ricerca sul campo, documentale e analitica, e le Raccomandazioni, contenute nella parte finale, ne sono solo una conclusione finale. Il volume è sempre valido, e gratuito, per cui la lettura integrale è consigliatissima.

Track 3: Ma quando arrivano le mediche? L’intervista alla Professoressa Cecilia Robustelli 


Link: https://www.youtube.com/watch?v=J_dynVDBgUM

Dopo qualche mese di studio, confronto ed approfondimento ed in previsione del Congresso di Macerata del Movimento Giotto del 2019, abbiamo prodotto un video divulgativo sulla correttezza grammaticale dell’uso della parola medica e contenente le risposte della Prof.ssa Cecilia Robustelli ai principali dubbi e resistenze al suo uso. Lo abbiamo fatto per mettere tutti i soci e le socie nelle condizioni di prendere una posizione di voto libera e consapevole di fronte alla proposta di modifica dello statuto per inserire le parole medica/mediche accanto a medico/medici. Come è finita? la modifica allo statuto è stata votata all’unanimità, il video visualizzato circa 11.000 volte su Facebook e 2000 volte su YouTube, ne hanno parlato il Post, Radio 3, Radio Capital, in televisione e il termine medica ha iniziato ad essere utilizzato sempre di più. Alcune colleghe hanno cominciato a definirsi mediche di famiglia sulla stampa di settore e generalista e alcune testate hanno iniziato sistematicamente a fare uso del termine al femminile.

Track 4: Femminilizzazione della professione medica di Alessandra Minello


Link articoli: https://www.lenius.it/femminilizzazione-della-professione-medica/

Sempre in occasione del Congresso a Macerata del 2019, abbiamo ascoltato la Prof.ssa Alessandra Minello, ricercatrice e demografa, sulle implicazioni per il mercato del lavoro e per le professioniste dell’ingresso massiccio delle donne in una categoria professionale. Come ci si prepara per una “femminilizzazione felice” della professione? Il testo pone domande più che dare risposte certe, ma indica una via: la femminilizzazione della professione può rappresentare una minaccia (può portare a caduta del prestigio, abbassamento dei redditi, come accaduto per l’insegnamento) o può essere una opportunità. La via indicata da Minello è quella dello studio delle best-practice internazionali e dall’ascolto della voce delle professioniste italiane. Lo stiamo facendo?

Track 5: La questione dei nomi delle professioni al femminile una volta per tutte di Vera Gheno


Link: https://www.valigiablu.it/professioni-nomi-femminili/

Siamo arrivate alla fine del lato A, se avete tempo per leggere solo un articolo o vi serve uno spiegone fatto bene per rispondere a tutti/e quelli/e che vi chiedono perchè avete scelto di chiamarvi medica, vi consigliamo di leggere questo. Il testo è articolato in 23 domande e risposte e scritto da Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice.

Side B

Oggi è un giorno di festa e per prima cosa le vittorie vanno celebrate. Le cinque tracce che seguono ci parlano di dove siamo e quanto ancora resti da fare per la parità di genere nel nostro paese, di alcune verità che sono ci sono state rivelate dalla pandemia di Covid19 e che necessitano di tutto il nostro sforzo di comprensione, approfondimento e impegno per incarnare e pretendere il cambiamento.

Track 1: La medicina è donna, l’odontoiatria tiene il passo: i dati FNOMCeO per l’8 marzo.


Link: https://portale.fnomceo.it/i-dati-fnomceo-8-marzo/ 

Come ogni anno in occasione dell’8 Marzo, FNOMCeO ha diffuso i dati aggiornati del numero di professionisti/e iscritti/e agli Ordini professionali in tutta Italia, suddivisi per fasce di età. Alcuni numeri: nella fascia d’età dai 40 ai 44 anni il 64% sono donne. Andando però ad approfondire i ruoli che le mediche rivestono nel SSN, scopriamo che soltanto il “32% degli incarichi di direttore di struttura semplice è ricoperto da donne, mentre la percentuale scende al 16% nei ruoli di direttore in una struttura complessa”. Il presidente Anelli commenta questi numeri affermando la necessità di rivedere “le organizzazioni di lavoro, che devono permettere a tutti i medici di conciliare la vita privata e familiare con quella professionale; e sul piano sociale, incrementando i servizi alla persona, le misure a sostegno della famiglia e i fondi per le politiche sociali”. Speriamo che qualcosa cambi davvero, ma nel frattempo… (continua con la prossima traccia).

Track 2: She-cession: l’effetto della pandemia sull’occupazione femminile


Link: https://www.ilpost.it/2021/02/17/occupazione-donne-pandemia-crisi/ 

I dati ISTAT relativi al quarto trimestre del 2020 che hanno mostrato come il 98% dei posti di lavoro persi appartenessero a donne. Questo dato conferma e aggrava una situazione di disparità di genere già presente in Italia e con radici profonde. L’articolo del Post ne approfondisce le cause tramite interviste ad esperte del settore. Lo stesso tema è affrontato in questo video del Sole 24 Ore, in cui viene intervistata la Prof.ssa Paola Profeta. 

Track 3: La didattica a distanza e la difficile conciliazione tra lavoro di cura e professione


Link: https://www.unimib.it/comunicati/didattica-distanza-65-cento-delle-mamme-lavoratrici-non-ritiene-conciliabile-lavoro

Link: https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/2043820620934268 

L’Italia è uno dei paesi europei in cui la sproporzione tra il lavoro domestico è maggiore. La chiusura delle scuole (che in Italia si è protratta particolarmente a lungo rispetto ad altri paesi) e la didattica a distanza (DAD) hanno prevedibilmente aumentato il sovraccarico delle lavoratrici. I due lavori citati, uno quantitativo ed uno qualitativo, raccontano le frustrazioni, paure e strategie delle lavoratrici per affrontare il protrarsi della DAD dei figli. Il dato sconcertante è che alla domanda diretta se “abbiano valutato di lasciare l’occupazione nel caso che i bambini non ritornino in aula al completo” oltre il 30% risponde sì.

Track 4: I femminicidi sono rimasti stabili durante il confinamento, ma le richieste di aiuto sono aumentate


Link https://podcasts.apple.com/it/podcast/database-numeri-parole-e-analisi-sullitalia-che-cambia/id1533823742?i=1000495644603&fbclid=IwAR17mmw3CvSaw4bJHsFX0U44BkuO4_K1vNEG-AyW0-25H4nICM19-Zc6pZg 

Questo podcast dell’Istituto Cattaneo commenta i dati ISTAT sulle violenze sulle donne durante la pandemia di COVID-19, aiutando a contestualizzare il fenomeno con precisione. La pagina ISTAT invece contiene una serie di approfondimenti e dati sull’andamento sia dei femminicidi sia sull’utilizzo dei numeri di telefono dedicati al sostegno ed orientamento per vittime di violenza. L’allarme per la minaccia di una epidemia di violenza ha portato il Governo a promuovere questi servizi di aiuto. Forse è troppo è presto per dirlo ma questa opera di sensibilizzazione può aver impedito che si realizzasse l’annunciata strage di femminicidi.

Track 5: L’impatto differenziale della pandemia sulla produttività scientifica di ricercatori e ricercatrici


Link: https://www.nature.com/articles/d41586-020-01294-9

I lunghi fine settimana passati in casa durante il confinamento, la soppressione della socialità e l’impossibilità di condurre esperimenti a causa della chiusura di molti laboratori hanno portato entusiasti accademici a dedicare più tempo alla scrittura di articoli, per cui la produttività della comunità scientifica in termini di numero di articoli pubblicati è aumentata. Ma questo è stato vero allo stesso modo per ricercatori e ricercatrici? I numeri dicono di noe alcune autrici provano a spiegarci perché e come porvi rimedio.

***

L’ascolto è aperto e i nostri soundtrack proseguono e proseguiranno. Qualora non ne aveste abbastanza, potete consultare questa lista di risposte femministe alla pandemia messe insieme da InGenere.

Nel frattempo speriamo di avervi dato materiale su cui riflettere, aggiornarvi e incuriosirvi. 

Come si diventa una medica di famiglia al servizio delle altre donne? Come deve cambiare la professione per conciliarsi con la genitorialità o semplicemente con uno stile di vita più equilibrato? 

Se ti interessano questi temi, portali avanti con noi del Movimento Giotto e scrivi a presidente@movimentogiotto.org

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